Alla prima della Scala un applauso lungo 13 minuti
Drammatico e romantico, una storia di potere e di amore, senza lieto fine. E’ il Don Carlo di Giuseppe Verdi, firmato da Lluís Pasqual, diretto dal maestro Riccardo Chailly, l’opera più complessa e tormentata del compositore, che ha segnato l’avvio della stagione del Teatro alla Scala di Milano, salutata dal pubblico con 13 di applausi. Soprattutto per le due cantanti: Anna Netrebko, nel ruolo di Elisabetta di Valois, ed Elina Garanča, in quello della Principessa d’Eboli, che per il sovrintendente Dominique Meyer sono “la leonessa e la tigre”. Hanno brillato. Mentre qualche perplessità c’è stata sulla regia e, a sentire dal brusio, anche per la direzione di Chailly. Da dire che l’opera è stata accompagnata da un velo di polemica ‘politica’: quella per i posti nel palco Reale. Il sindaco aveva espresso la volontà di ‘scendere’ in platea per sedersi accanto alla senatrice a vita Liliana Segre. Cosa mai successa in passato. Una impasse superata con l’invito “da parte di Sala e di La Russa” a Segre a occupare un posto nel palco delle autorità. E così è stato. “Non ho mai mosso un sopracciglio di polemica in questa vicenda – ha spiegato La Russa – perché capivo che era un problema logistico e non politico”.
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