Auto elettriche cinesi nel mirino di Washington
Auto elettriche cinesi nel mirino di Washington. Ma non solo. Il presidente Joe Biden, parlando dal Rose Garden della Casa Bianca, ha annunciato di aver quadruplicato le tariffe sui veicoli elettrici prodotti in Cina. Una resa dei conti dopo che per anni le lamentele dell’industria manifatturiera americana sono state ignorate da Pechino. Nella mannaia della Casa Bianca ci sono finiti pure pannelli solari, batterie, gru portuali e altre tecnologie, acciaio e alluminio, le cui tariffe passeranno dall’attuale 7,5% al 25%. Quella sui semiconduttori salirà dal 25% al 50% e d’ora in poi questi stessi aumenti si applicheranno anche ai pannelli solari e ad alcuni prodotti biomedici. Una svolta protezionistica che era nell’aria già da molto tempo, dopo che per anni le richieste americane non sono state prese in considerazione. Pochi giorni fa, la Segretaria al Tesoro Janet Yellen aveva auspicato un intervento della Casa Bianca in difesa dell’industria statunitense. E così è stato. La decisione non è solo economica, ma anche politica. La Cina è la seconda economia più grande del mondo dopo gli Stati Uniti e rappresenta un ostacolo geopolitico sia per i democratici che per i repubblicani. Da quando, più di 25 anni fa, la Cina è entrata formalmente nel mercato globale, le richieste degli Stati Uniti a Pechino di ridurre il generoso sostegno statale con cui vengono concessi con estrema facilità crediti commerciali, terreni gratuiti per costruire le fabbriche, e usando una manodopera a cui vengono concessi pochissimi diritti, sono state ignorate. Così la Cina è riuscita a produrre materiali con costi molto più bassi. Una concorrenza sleale a cui ora l’amministrazione Biden vuole porre fine. “La Cina sta utilizzando le stesse strategie di sempre – ha affermato Lael Brainard, la direttrice del Consiglio Economico Nazionale, – per alimentare la propria crescita a spese degli altri, continuando a investire, nonostante l’eccesso di capacità cinese, e inondando i mercati globali con esportazioni sottocosto a causa delle loro pratiche commerciali sleali”. La direttrice ha citato anche i furti sulle invenzioni e sulla tecnologia sottratta all’Occidente, costringendo le aziende straniere a condividerle con il governo cinese. Irregolarità che Pechino minimizza ritenendole “infondate” e a sua volta accusa gli Stati Uniti di voler impedire la competizione globale.
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