Consiglio di sicurezza Onu, unanime condanna degli attacchi contro le navi nel Mar Rosso
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha affrontato la questione del susseguirsi di attacchi alle navi nel Mar Rosso condotti da miliziani Houthi e delle loro ripercussioni sul commercio mondiale e sulla stabilità della regione, anche in considerazione della prosecuzione dell'azione militare di Israele nella Striscia di Gaza. Il segretario generale aggiunto dell'Onu, Khaled Khiari, ha affermato che tutti gli attacchi provenienti dalle aree controllate dagli Houthi «devono cessare» e ha specificato che «nessuna causa o rivendicazione» può giustificare i continui attacchi degli Houthi contro la libera navigazione nel Mar Rosso. Khiari ha esortato tutte le parti interessate ad evitare qualsiasi ulteriore escalation e ad allentare la tensione e le minacce, evitando che lo Yemen venga «trascinato in una conflagrazione regionale». Il segretario generale dell'International Maritime Organization (IMO), Arsenio Dominguez, ha condannato gli attacchi sottolineando che «sono inaccettabili», in quanto «le navi devono poter commerciare in tutto il mondo senza ostacoli e in conformità con il diritto internazionale». Dominguez ha specificato che se «l'obiettivo iniziale erano le navi legate ad Israele, tuttavia - ha precisato - dalle informazioni che abbiamo ricevuto relativamente agli ultimi avvenimenti, sembra che attualmente non sia così». Il segretario generale dell'IMO ha ricordato che «un numero significativo di compagnie di navigazione, circa 18, ha già deciso di reindirizzare le proprie navi attorno al Sud Africa al fine di ridurre gli attacchi alle navi e, naturalmente - ha evidenziato - ciò ha un impatto in particolare sui marittimi» e - ha aggiunto - «ciò significa ulteriori giorni di viaggio in più e, ovviamente, un impatto negativo sui commerci e un rincaro dei noli marittimi». In una dichiarazione congiunta, i governi di Australia, Bahrein, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Italia, Giappone, Nuova Zelanda, Olanda, Regno Unito, Singapore e Stati Uniti hanno condannato gli attacchi degli Houthi contro le navi: «gli attacchi degli Houthi in corso nel Mar Rosso - si legge nel documento - sono illegali, inaccettabili e profondamente destabilizzanti. Non esiste alcuna giustificazione legale per prendere di mira intenzionalmente navi da guerra e navi civili. Gli attacchi alle navi, comprese le navi commerciali, condotti con l'utilizzo di velivoli senza pilota, piccole imbarcazioni e missili, incluso l'impiego per la prima volta di missili balistici antinave contro tali navi, rappresentano una minaccia diretta alla libertà di navigazione che costituisce il fondamento del commercio globale in una delle vie d'acqua più cruciali del mondo». Con la dichiarazione i governi chiedono «la fine immediata di questi attacchi illegali e il rilascio delle navi e degli equipaggi illegalmente detenuti. Gli Houthi - prosegue la denuncia - si assumeranno la responsabilità delle conseguenze qualora dovessero continuare a minacciare vite umane, l'economia globale e il libero flusso del commercio nelle vie navigabili critiche della regione. Continuiamo - conclude la dichiarazione - ad essere impegnati per il rispetto dell'ordine internazionale basato su regole e siamo determinati a contrastare gli ostili protagonisti responsabili di sequestri e attacchi illegali». «Nutriamo - ha affermato Vassily Nebenzia, ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, nel suo atteso intervento - serie preoccupazioni per la situazione nel Mar Rosso. Le sue rotte commerciali rappresentano un'arteria vitale per il commercio internazionale e svolgono un ruolo chiave nel mantenimento della stabilità e della prosperità dell'economia globale. Una navigazione libera e sicura nella regione è essenziale per garantire la consegna sostenibile di beni commerciali e anche umanitari, il che è fondamentale in termini di fornitura di assistenza ai Paesi in situazioni socioeconomiche difficili, compreso lo Yemen. Condanniamo fermamente - ha proseguito Nebenzia - gli attacchi contro navi civili che mettono a repentaglio non solo la libertà e la sicurezza della navigazione, ma anche la vita e la salute dei marittimi. Inoltre, creano ulteriori rischi e aumentano l'instabilità nella regione che è già “in fiamme”. In questo contesto, la Russia ha sostenuto il comunicato stampa del Consiglio di Sicurezza su questo argomento adottato il primo dicembre. Chiediamo alla leadership del movimento Ansar Allah di cessare qualsiasi azione che possa costituire una minaccia per le navi mercantili e i loro equipaggi nel Mar Rosso e nel Golfo. di Aden, di esercitare moderazione e dimostrare un comportamento responsabile. Il movimento dovrà rispettare i principi di sicurezza della navigazione. Chiediamo - ha aggiunto l'ambasciatore russo riferendosi al sequestro della pure car and truck carrier avvenuto il 19 novembre nella regione - il rilascio immediato del Galaxy Leader e del suo equipaggio». «Detto questo - ha precisato Nebenzia - il tema su quale siamo riuniti per discutere non può essere visto separatamente dalle dinamiche regionali. Non è un caso che il problema della libertà di navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden assuma dimensioni così allarmanti. Penso che nessuno dei nostri colleghi negherà che gli sviluppi nel Mar Rosso sono una proiezione diretta della violenza a Gaza, dove la brutale operazione israeliana continua ormai da tre mesi. La situazione si è aggravata anche in altri territori palestinesi occupati e al confine tra Israele e Libano. Non è un segreto che nella regione del Medio Oriente vi sia una forte delusione per il fatto che gli Stati Uniti (che hanno coperto le azioni di Israele), tengono in ostaggio gli altri membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e impediscono l'adozione di una risoluzione che chieda un cessate il fuoco immediato. Usando ripetutamente il suo potere di veto per farlo, Washington ha compromesso tutti gli sforzi volti a fornire aiuti umanitari ai palestinesi. Le due deliberazioni del Consiglio di Sicurezza adottate in questo periodo - le risoluzioni 2712 e 2720 - rimangono sostanzialmente non implementate. Ciò provoca rabbia nel mondo arabo, che talvolta assume forme pericolose come le azioni di Ansar Allah nel Mar Rosso. Sta diventando sempre più difficile per i governi del Medio Oriente controllare i sentimenti delle loro popolazioni, e diventa quasi impossibile quando è coinvolto un attore non statale». «Vediamo - ha proseguito l'ambasciatore russo - due scenari su come può evolvere la situazione nel Mar Rosso. Il primo (favorevole) è quello di raddoppiare gli sforzi del Consiglio per risolvere l'annoso conflitto nello Yemen e porre fine alla violenza nella Striscia di Gaza. Le cause dell'attuale escalation verrebbero quindi affrontate e la sicurezza della navigazione sicura nella regione sarebbe ripristinata. Il secondo scenario (catastrofico) è quello di “spegnere il fuoco” della crisi nel Mar Rosso versandovi benzina. Ciò - ha denunciato Nebenzia - è essenzialmente quello che gli Stati Uniti e i loro alleati ci chiedono di fare. Come abbiamo visto ultimamente, nel loro armamentario di strumenti hanno solo metodi violenti. Nel secondo scenario, l'intero accordo per lo Yemen rischia di essere compromesso. Inoltre, ciò creerebbe prerequisiti molto concreti per innescare un nuovo grande conflitto regionale almeno attorno alla penisola arabica. Il pericolo che il conflitto israelo-palestinese si trasformi in un conflitto regionale è stato menzionato più volte. E gli avvenimenti del Mar Rosso non ne sono il primo segnale. Purtroppo a questo punto la situazione si snoda lungo il secondo scenario. Nonostante il suo nome di alto profilo, la cosiddetta “coalizione marittima internazionale” messa insieme da Washington è infatti in gran parte composta da navi da guerra statunitensi, e la legittimità delle sue azioni in termini di diritto internazionale solleva i dubbi più seri. Pertanto, oggi il nostro compito non è solo quello di ribadire l'esortazione collettiva nei confronti di Ansar Allah circa l'inammissibilità delle loro azioni che abbiamo approvato il primo dicembre, ma anche di raffreddare le “teste calde” di Washington, per le quali un altro conflitto in Medio Oriente costituisce solo una parte del gioco geopolitico». Intanto la situazione di insicurezza per il traffico marittimo in transito nel Mar Rosso si sta ripercuotendo ovviamente sul canale di Suez dove in questi ultimi giorni transitano quotidianamente meno di 50 navi rispetto alle più di 60 nello stesso periodo di inizio 2023.
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