Giappone: Ishiba messo all’angolo dalla sconfitta alle elezioni della camera alta della Dieta
L’elezione per il rinnovo della camera alta del parlamento giapponese, svoltasi ieri e culminata nella sconfitta della coalizione che sostiene il primo ministro Shigeru Ishiba, appesantisce il clima di forte incertezza politica che già gravava sul Paese asiatico, ponendo un esecutivo già debole di fronte a una situazione apparentemente priva di vie d’uscita. Non esiste infatti alternativa di governo all’alleanza tra il Partito liberaldemocratico (Pld) di Ishiba e il partito Komeito, che rimarranno al potere pur avendo già perso lo scorso ottobre anche la maggioranza nell’ancor più importante camera bassa del parlamento. Sin da allora, l’agenda legislativa dell’esecutivo poggia su accordi di scopo con singoli partiti di opposizione, nessuno dei quali è voluto entrare a far parte della coalizione di governo. Un allargamento della coalizione appare improbabile anche dopo l’elezione di ieri: il Pld di Ishiba, per quanto fortemente ridimensionato, si è riconfermato del resto forza di maggioranza relativa, e i numerosi partiti di opposizione sono una compagine frammentata, che non è in grado né pare davvero interessata a proporre una alternativa alla storica alleanza conservatrice. La vera incognita, all’indomani del voto, è rappresentata piuttosto dal futuro politico di Ishiba: la nomina del primo ministro è competenza esclusiva della Camera bassa, e Ishiba è riuscito a riottenerne la fiducia dopo la sconfitta elettorale dello scorso ottobre. Il premier, che ha già affermato di voler proseguire alla guida dell’esecutivo, deve guardarsi però dalle dinamiche di potere interne al suo partito, dove la sua leadership – nata al solo scopo di impedire l’ascesa della ex ministra Sanae Takaichi, figura di punta dell’ala di destra del Pld – è mal tollerata da diverse correnti. L’unica certezza, dopo il voto, è rappresentata invece dal rapido incedere di nuove forze politiche conservatrici, a cominciare dal partito populista di destra Sanseito, che all’insegna dello slogan “Prima i giapponesi” ha accresciuto i suoi seggi alla Camera alta da 2 a 15. L’elezione che si è tenuta ieri ha riguardato 125 dei 248 seggi della camera alta. Il Pld e l’alleato Komeito hanno conquistato in tutto 47 seggi, mancando l’obiettivo minimo di 50 seggi necessario a mantenere la maggioranza assoluta alla camera. Il Partito liberaldemocratico di Ishiba, in particolare, ha perso 13 seggi, mentre il Komeito ne ha ceduti sei. Includendo i 75 seggi della coalizione che non erano soggetti a rielezione, il blocco di governo ha visto ridimensionata la propria rappresentanza da 141 a 122 seggi. Il Pld si è confermato però la forza di maggioranza relativa, con un totale di 101 seggi. “Dobbiamo comprendere la responsabilità che ci compete come partito principale e il dovere che abbiamo nei confronti della nazione”, ha detto Ishiba all’indomani del voto, chiarendo di non voler rassegnare le dimissioni. “Sono profondamente consapevole delle (mie) responsabilità”, ha aggiunto il premier, riferendosi sia alla responsabilità politica per la sconfitta elettorale appena subita, sia alle responsabilità di governo in un frangente estremamente delicato per il Giappone, alle prese con il nodo dell’inflazione, la minaccia dei dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump, e crescenti tensioni sociali che stanno alimentando focolai di insofferenza nei confronti dei cittadini stranieri, siano essi lavoratori immigrati o turisti. Dalle forze di opposizione non è giunto alcun segnale di disponibilità ad appoggiare il governo: Yoshihiko Noda, leader del leader del Partito costituzionale democratico (Pcd), principale forza di orientamento progressista del Paese, ha detto che con il voto di ieri “i cittadini hanno detto chiaramente ‘no’ all’amministrazione Ishiba”. Il leader del Partito democratico per il popolo (Pdp) di centrodestra, Yuichiro Tamaki, ha criticato duramente il governo, dopo averlo sostenuto in parlamento in alcune occasioni nei mesi scorsi: “Penso che alla base della severa valutazione dell’amministrazione (di Ishiba) ci sia l’insufficienza delle misure adottate contro l’aumento del costo della vita”. Tamaki ha criticato il Pld, accusandolo di aver “ignorato” un accordo con il suo partito che prevedeva un aumento significativo della soglia di reddito esente da tasse. “Proporremo politiche concrete per aumentare il reddito netto disponibile”, ha detto Tamaki, aggiungendo: “Non collaboreremo con l’amministrazione Ishiba, che non mantiene le promesse”. Anche il leader del partito populista di destra Sanseito, Sohei Kamiya, ha espresso una posizione netta: “Le nostre massime priorità sono la riduzione delle tasse e una politica fiscale espansiva. La seconda priorità sono le questioni legate all’immigrazione. Abbiamo detto ‘no’ all’acquisto di terreni e aziende (in Giappone) da parte di stranieri, e al ricorso agli stranieri come manodopera a basso costo”. Kamiya ha aggiunto che Sanseito valuterà se collaborare con la coalizione di governo caso per caso, affermando che l’obiettivo del partito è conquistare tra i 50 e i 60 seggi alle prossime elezioni della Camera bassa e guidare la formazione di un governo di coalizione. Ishiba ha ribadito oggi l’intenzione di restare in carica, citando i negoziati tariffari in corso con gli Stati Uniti. Tuttavia, l’assenza di una maggioranza in entrambe le camere della Dieta impedirà al fronte governativo di approvare autonomamente leggi e proposte di bilancio: sarà necessaria la cooperazione di un partito di opposizione per ogni iniziativa legislativa. Per Ishiba, potrebbe ora risultare difficile anche ottenere il pieno sostegno dei membri del suo stesso partito, visto che ha perso due elezioni nazionali consecutive, in aggiunta alle importanti elezioni metropolitane di Tokyo, che si sono tenute il mese scorso. I parlamentari del Pld potrebbero costringerlo a dimettersi da leader del partito, dando così il via a una competizione per la sua successione. Secondo l’emittente televisiva “Tv Asahi”, l’ex primo ministro Taro Aso, esponente di spicco del Pld, ha già riferito ad alcuni interlocutori di non essere disposto ad accettare la permanenza di Ishiba alla guida del governo. Le dimissioni di Ishiba darebbe inizialmente avvio a una fase di turbolenze politiche. Il Pld convocherebbe probabilmente una elezione interna e sceglierebbe un nuovo leader, che dovrebbe poi cercare di ottenere il sostegno del parlamento. Uno scenario teoricamente possibile, ma assai improbabile, è che la coalizione Pld-Komeito possa accettare di cedere la carica di primo ministro a un altro partito in cambio di un ampliamento dell’alleanza di governo. Un primo ministro neoeletto, proveniente da un altro partito, potrebbe decidere di sciogliere la camera bassa – prerogativa conferita dalla Costituzione al primo ministro, cui Ishiba ha già chiarito di non voler ricorrere – per consolidare la propria base di potere. Nel frattempo, i partiti di opposizione stanno esplorando alleanze in grado, con il tempo, di rivaleggiare con una coalizione guidata dal Pld. “I partiti di opposizione stanno discutendo a fondo su ciò che possiamo fare lavorando insieme, e intraprenderanno un dialogo sincero per sviluppare visioni per la prossima amministrazione, affinando i dettagli di ciò che possiamo realizzare”, ha detto Noda.
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