In Argentina 35 milioni attesi alle urne per le elezioni generali
Domenica 35 milioni di argentini sono attesi alle urne per le elezioni generali, chiamati a scegliere i nuovi presidente e vicepresidente, rinnovare la carica di 130 deputati e 24 senatori, oltre a nominare 43 rappresentanti al Parlasur, l'organo legislativo del Mercosur. Un appuntamento elettorale cruciale ma carico di incognite, che potrebbe essere all'insegna delle sorprese dopo il risultato delle primarie dello scorso 13 agosto.
Se tutte, o quasi, le attenzioni dei media sono focalizzate sul candidato alla presidenza Javier Milei, uno dei cinque più accreditati, quelle dei cittadini e delle istituzioni finanziarie seguiranno con apprensione l'esito decisivo per far fronte a una grave crisi inflazionistica, in cima alle loro preoccupazioni, con un tasso che supera 124% su base annua. Sono cinque i candidati presidenziali che si sfideranno nella chiamata alle urne.
In modo sorprendente, il deputato nazionale di La Libertad Avanza, Javier Milei, è emerso come il candidato più votato alle primarie per la Casa Rosada, lo scorso agosto, raggiungendo il 29,86% dei voti validi. Milei, figura ultraliberale e antisistema viene considerato come un outsider, le cui posizioni controverse alimentano un certo timore se venisse eletto. Economista di professione, ha attirato l'attenzione del pubblico con il suo discorso a favore della dollarizzazione, contro l'intervento statale nell'economia e contro i diritti LGBTQ+. Alla guida di un movimento libertario, Milei non ha gareggiato contro gli avversari interni e ha prevalso nella maggior parte delle province argentine.
Dall'altro lato c'è il fronte della destra tradizionale, legato all'ex presidente Mauricio Macri, guidato da Patricia Bullrich - Together for Change - suo ex ministro con un passato nella sinistra peronista, che basa il suo progetto nazionale sulla dura lotta alla criminalità, sulla riduzione della spesa pubblica e sul bimonetarismo come soluzione alla complicata situazione economica in cui si trova impantanata l'Argentina.
In lizza c'è anche il partito progressista al potere, Unione per la Patria, capitanato da Sergio Massa. Ministro dell'Economia nel governo di Alberto Fernandez. Massa è accusato di essere responsabile dell'inflazione incontrollata e della crisi economica argentina, oltre a essere il volto dei peggiori risultati della sinistra alle elezioni. Tuttavia, Massa viene ancora considerato come la carta più forte a disposizione del governo per ottenere la continuità al potere.
Il quarto posto alle primarie è andato a Juan Schiaretti, candidato di 'Hacemos por Nuestro Pais', ex governatore della provincia di Cordoba con un passato nel gabinetto di Carlos Menem negli anni '90. Già peronista, ma convertito a destra, Schiaretti avrà al suo fianco come candidato alla vicepresidenza, l'ex ministro dell'Interno e dei Trasporti, Florencio Randazzo, per cercare di "superare la frattura" tra kirchnerismo e anti-kirchnerismo.
Infine l'ultima in lizza a una delle elezioni più complesse della storia recente del popolo argentino è Myriam Bregman, avvocato di professione, figura politica giovane il cui partito è più a sinistra rispetto a quello al potere. Rappresenta il Fronte della Sinistra e dei Lavoratori e ha come pilastri la distribuzione della ricchezza, la tutela dell'ambiente e lo slogan del femminismo argentino.
In Argentina la partecipazione elettorale è obbligatoria per coloro che hanno più di 18 anni e meno di 70 anni, ed è facoltativa per quelli tra 16 e 17 anni, nonché per i cittadini di eta' superiore a 70 anni. Se l'elettore non ha partecipato alle elezioni interne ai partiti del 13 agosto (PASO), potrà comunque prendere parte alle elezioni generali di domenica. Tuttavia, per non essere iscritto nel Registro dei Violatori dell'Obbligo di Voto, l'avente diritto dovrà presentare alla Camera Elettorale Nazionale il certificato che giustifica la tua assenza al PASO. Si andrà al ballottaggio, nel corso del mese di novembre, nel caso in cui domenica nessun candidato alla presidenza riesca a ottenere il 45% dei voti validamente espressi, oppure nel caso in cui nessun candidato ottenga il 40% dei voti validi con uno scarto di almeno 10 punti dal secondo. Secondo il Codice Elettorale Nazionale, "parteciperanno al secondo turno solo le due formule che avranno ottenuto più voti nel primo turno, e sarà eletta quella che avrà ottenuto il maggior numero di voti affermativi validamente espressi".
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