La Procura generale libica emana un ordine formale di comparizione per Osama Al Masri
La Procura generale della Libia ha emesso un ordine formale di comparizione nei confronti di Osama Najim Al Masri, ex alto funzionario del dispositivo di sicurezza penitenziaria, in relazione a gravi imputazioni contenute nel mandato di arresto della Corte penale internazionale (Cpi) che includono omicidio, stupro, tortura, trattamento inumano, detenzione arbitraria e altri reati riconducibili a crimini contro l’umanità. In un comunicato ufficiale, la Procura ha reso noto che Al Masri è indagato per dodici capi d’accusa in base alle risultanze contenute nel mandato di arresto della Cpi. Quest’ultima accusa l’ex ufficiale di aver commesso – o concorso a commettere – gravi violazioni dei diritti umani all’interno di strutture detentive libiche, in particolare tra il 2016 e il 2020. Il provvedimento di convocazione segue un precedente interrogatorio avvenuto il 28 aprile 2025, durante il quale Al Masri è stato formalmente informato delle accuse a suo carico. “La Procura ha proceduto a riesaminare i procedimenti pendenti dinanzi alla magistratura nazionale relativi ai fatti contestati, al fine di valutare la sussistenza di una giurisdizione concorrente rispetto alla Corte penale internazionale”, si legge nella nota ufficiale. Tale operazione è finalizzata a stabilire se gli elementi oggetto dell’indagine nazionale corrispondano ai criteri giuridici stabiliti nel mandato internazionale, in ottemperanza al principio di complementarità sancito dallo Statuto di Roma. La Procura ha inoltre ribadito il proprio impegno nel “rafforzare i meccanismi di collaborazione giudiziaria internazionale”, in particolare con la Cpi, nel quadro degli sforzi per “contrastare l’impunità e garantire giustizia per le vittime delle gravi violazioni dei diritti umani”. Il fascicolo a carico di Al Masri conterrebbe testimonianze, materiale audiovisivo e documentazione medica che collegherebbero direttamente l’ex ufficiale a episodi di tortura sistematica nei confronti di detenuti, violenze sessuali e decessi in custodia. Diversi dei presunti crimini si sarebbero consumati all’interno della prigione di Mitiga, a Tripoli, nota per essere sotto il controllo della Forze speciale di deterrenza (Rada), potente gruppo armato comandato dal salafita Abdel Raouf Kara, da tempo in rotta con il Governo di unità nazionale (Gun) guidato dal primo ministro Abudlhamid Dabaiba. Nella parte finale del comunicato, la Procura generale ha inoltre reso noto di aver sospeso la prossima sessione di interrogatorio in attesa del completamento di una “richiesta formale di assistenza giudiziaria” rivolta all’Ufficio del procuratore della Corte penale internazionale. L’obiettivo, si legge nel comunicato, è quello di ottenere dalla Cpi “elementi probatori atti dimostrare i fatti perseguiti”, ovvero le accuse contenute nel mandato internazionale, al fine di valutarne la pertinenza e l’integrabilità nel quadro giuridico nazionale.
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