Libia, il portavoce delle forze di Haftar: Rinforzi nel sud per proteggere i confini con Mali, Niger e Ciad
L’Esercito nazionale libico (Enl) dell’est della Libia, comandato dal generale Khalifa Haftar, ha significativamente potenziato le proprie forze lungo i confini con Mali, Niger e Ciad, in risposta alla crescente instabilità in questi paesi. Lo ha dichiarato il portavoce ufficiale dell’Enl, Ahmed al Mismari, all’agenzia di stampa russa “Sputnik”. “Il Comando generale dell’Enl ha inviato rinforzi significativi a sostegno delle forze di contingente al confine sud-occidentale della Libia”, ha affermato Al Mismari. Queste misure sono state adottate “per garantire la sicurezza lungo l’intero confine e per contrastare le situazioni di instabilità nei paesi vicini”, ha aggiunto il portavoce. Eppure, la crescente mobilitazione militare nel Fezzan, la regione della Libia sud-occidentale ricca di risorse naturali ma povera di servizi, nonché crocevia di traffici illeciti di ogni tipo (esseri umani, armi, droga, carburante, sigarette), ha suscitato la preoccupazione della Comunità internazionale. Il timore, infatti, è quello di una escalation che possa rompere i fragili equilibri su cui poggia il cessate il fuoco raggiunto nell’ottobre del 2020. Le ambasciate di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti (il cosiddetto gruppo P3+2, formato cioè da tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, più Italia e Germania) in Libia hanno rilasciato venerdì sera una dichiarazione congiunta esprimendo “preoccupazione” per i recenti movimenti militari nella regione sud-occidentale del Paese. Il testo sottolinea l’urgenza di affrontare le questioni legate alla sicurezza dei confini lungo le frontiere meridionali della Libia, in un contesto di stallo politico che persiste nel Paese, aggravando il rischio di escalation e scontri violenti. Le ambasciate incoraggiano le forze di sicurezza, sia dell’est che dell’ovest, “a cogliere questa opportunità per intensificare la consultazione e la collaborazione, con l’obiettivo di adottare misure efficaci per proteggere i confini e salvaguardare la sovranità della Libia”. In precedenza, anche la delegazione dell’Unione europea (Ue) in Libia aveva rilasciato una dichiarazione esprimendo “seria preoccupazione per la recente mobilitazione militare” nella regione sud-occidentale del Paese. Nel comunicato, la rappresentanza dell’Ue aveva sottolineato che “l’uso della forza potrebbe compromettere la stabilità della Libia e provocare sofferenze umane significative”. L’appello dell’occidente segue quello della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), che ha esortato “tutte le parti a esercitare la massima moderazione ed evitare qualsiasi azione militare provocatoria che potrebbe essere percepita come offensiva e potrebbe mettere a repentaglio la fragile stabilità della Libia e la sicurezza del suo popolo”. Secondo quanto riferito in una dichiarazione video da Saddam Haftar, figlio del generale Khalifa Haftar e capo di Stato maggiore delle forze di terra dell’Enl, lo spostamento di alcune unità dalla Cirenaica (est) al Fezzan (sud-ovest) rientra in un piano globale volto a proteggere il confine meridionale e rafforzare la sicurezza nazionale, intensificando i pattugliamenti nel deserto e monitorando la striscia di frontiera con i paesi vicini. Questa mossa “non prende di mira nessuno”, ha aggiunto Saddam Haftar, precisando che le unità militari si sono spostate nelle aree di Sabha, Ghat, Ubari, Murzuq, Qatrun, Brak al Shati e Adre. Nella giornata dell’8 agosto, le forze libiche occidentali affiliate al governo di Tripoli avevano annunciato l’aumento della prontezza delle loro truppe in risposta ai movimenti dalla regione orientale. Il giorno prima, il 7 agosto, la National Oil Corporation (Noc), l’ente petrolifero statale della Libia, aveva dichiarato lo stato di forza maggiore (cioè l’impossibilità di consegnare i carichi di greggio ai clienti) sul giacimento di Sharara, “in considerazione delle attuali condizioni del giacimento che impediscono la sua capacità di effettuare operazioni di carico di petrolio greggio”. Il giacimento, gestito da Akakus Oil Operations Company (una joint-venture che riunisce la Noc, la spagnola Repsol, la francese Total, l’austriaca Omv e la norvegese Statoil), il più grande del Paese nordafricano membro dell’Opec con un output di circa 270 mila barili di greggio al giorno, è stato parzialmente chiuso sabato 3 agosto. Secondo il governo di Tripoli si tratterebbe di un “ricatto politico” del generale Haftar, sebbene l’Enl non abbia mai rivendicato ufficialmente alcuna chiusura dei pozzi di petrolio. Fonti interne alle forze di Haftar hanno confermato ad “Agenzia Nova” che “l’obiettivo di questi movimenti è imporre un cordone militare nella Libia occidentale e controllare aree come Ghadames e i confini con l’Algeria, compreso il valico libico-algerino Dabdab e quello libico-tunisino Wazen”. Secondo le fonti, “il dispiegamento senza precedenti punta anche alle aree di Hamada al Hamra, Zintan (nord-ovest) e alla zona delle Montagne occidentali per raggiungere Saif al Islam Gheddafi, sulla base di informazioni sulla presunta intenzione (del figlio del defunto colonello Muammar Gheddafi) di stabilire unità militari concorrenti a quelle di Haftar nel sud del Paese”, dove Saif al Islam Gheddafi è popolare. In concomitanza con questi movimenti da parte delle forze sotto il comando dell’uomo forte della Cirenaica, secondo la stessa fonte, “i russi sono in stato di allerta dall’inizio della settimana presso la base di Brak al Shati e stanno inviando nuovi equipaggiamenti militari e uomini dall’area di Jufra e dall’est”.
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