Tunisia: il parlamento rivede la legge elettorale a pochi giorni dalle presidenziali
Il parlamento tunisino si è riunito in una sessione plenaria volta a discutere una proposta di modifica della legge elettorale a poco più di una settimana dalle presenziali del 6 ottobre. La proposta presentata da 34 deputati mira a modificare alcune disposizioni chiave della legge organica numero 16 del 2014, sollevando forti critiche da parte dell’opposizione e della società civile, che considerano la tempistica e il contenuto delle modifiche come una minaccia alla democrazia. In vista della discussione parlamentare, le misure di sicurezza intorno al Palazzo del Bardo sono state rafforzate per prevenire eventuali disordini, visto che le opposizioni hanno indetto diverse manifestazioni di protesta contro la proposta legislativa. Uno dei punti principali del progetto di legge è il trasferimento delle controversie elettorali dalla giurisdizione del Tribunale amministrativo alla Corte d’appello di Tunisi. In particolare, l’articolo 46 della legge verrebbe modificato per stabilire che i ricorsi contro le decisioni dell’Alta autorità indipendente per le elezioni (Isie) debbano essere presentati alla Corte d’appello, mentre l’articolo 49 modificherebbe i procedimenti di appello, che verrebbero affidati alla Corte di cassazione. Un altro cambiamento riguarda l’articolo 145 bis, secondo cui i risultati preliminari delle elezioni presidenziali potranno essere contestati solo davanti al Tribunale di primo grado di Tunisi. Queste modifiche giungono a pochi giorni dalle elezioni presidenziali, il che ha scatenato reazioni di indignazione da parte delle associazioni e delle forze politiche di opposizione. Diverse organizzazioni della società civile hanno preso posizione contro la proposta. Cinque associazioni specializzate nell’osservazione elettorale, tra cui Mourakiboun e il Centro Mediterraneo Tunisino (Tumed), hanno inviato una lettera aperta ai deputati, invitandoli a riconsiderare il progetto di legge. Nella lettera, si legge che “la modifica della legge elettorale solo due settimane prima della data delle elezioni è una misura inaccettabile che contraddice le pratiche volte a garantire elezioni libere ed eque”. Le associazioni hanno inoltre sottolineato che, in quanto ente pubblico, le decisioni dell’Isie dovrebbero essere soggette alla giurisdizione del Tribunale amministrativo, e non a tribunali ordinari, come proposto. Secondo queste associazioni, spostare le controversie elettorali alla giustizia ordinaria rappresenta un rischio per il principio della separazione dei poteri e potrebbe compromettere l’equità del processo elettorale. Anche l’Associazione dei magistrati tunisini ha espresso forti critiche alla proposta di legge, descrivendola come “dannosa per i fondamenti dello stato di diritto”. In un comunicato stampa, l’Associazione ha dichiarato che la proposta legislativa mina il controllo giudiziario sulle controversie elettorali, che dovrebbe essere esercitato da giudici amministrativi e finanziari. L’organizzazione ha avvertito che la modifica della legge potrebbe avere “gravi ripercussioni sull’integrità del processo elettorale” e ha invitato il parlamento a ritirare il progetto. A suscitare particolare preoccupazione è soprattutto la tempistica della proposta, che giunge in un momento molto delicato per il Paese. Il 6 ottobre si terranno le elezioni presidenziali, e il giorno prima sarà dedicato al silenzio elettorale. La legge elettorale prevede che il finanziamento delle campagne elettorali avvenga esclusivamente attraverso autofinanziamento e finanziamenti privati, con limiti di spesa stabiliti in 150 mila dinari (circa 44 mila euro) per il primo turno e 100 mila dinari (circa 30 mila euro) per l’eventuale secondo turno. Queste regole stringenti, in aggiunta alla tensione politica che avvolge le elezioni, contribuiscono a creare un clima di incertezza. La campagna elettorale, iniziata il 14 settembre, coinvolge gli unici tre candidati: il presidente uscente Kais Saied, l’ex parlamentare e segretario generale del Movimento popolare Zuhair Maghzaoui e l’ingegnere chimico Ayachi Zammel, fondatore del movimento Azimoun. Zammel è attualmente detenuto e condannato a un anno e otto mesi di carcere per la falsificazione delle raccomandazioni necessarie per la candidatura e la raccolta di dati senza consenso. Il presidente uscente Kais Saied, che ha spesso adottato una retorica forte contro l’opposizione, ha criticato duramente le proteste contro la modifica della legge. Durante un discorso televisivo, ha definito i manifestanti “voci vendute e servili”, accusandoli di ipocrisia per aver chiesto libertà e democrazia mentre esercitano il loro diritto di protestare senza interferenze da parte delle forze dell’ordine. La proposta di legge è inoltre collegata a una controversia più ampia tra l’Isie e il Tribunale amministrativo. La disputa riguarda chi abbia l’ultima parola sui ricorsi presentati dai candidati esclusi dalla corsa presidenziale. L’Isie ha escluso diversi candidati, tra cui gli islamisti Abdellatif Mekki e Mondher Zenaidi, nonostante il Tribunale amministrativo avesse emesso sentenze favorevoli al loro reinserimento nelle liste elettorali. Secondo l’Isie, le sentenze del tribunale non imponevano direttamente il reintegro dei candidati, ma lo subordinavano a ulteriori verifiche documentali. Tuttavia, questa interpretazione è stata contestata, generando ulteriore caos in un quadro politico già estremamente frammentato. Il parlamento, con la proposta di escludere il Tribunale amministrativo dal processo elettorale, intende evitare ulteriori complicazioni e problemi post-elettorali. Tuttavia, le critiche alla proposta indicano che questo potrebbe avere l’effetto opposto, minando la legittimità del processo e aumentando le tensioni politiche. Nel frattempo, le elezioni all’estero si terranno il 4, 5 e 6 ottobre, in coincidenza con il voto domestico del 6 ottobre.
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