Washington accusa tre hacker iraniani per un attacco alla campagna presidenziale di Trump
Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato formalmente tre uomini ritenuti gli autori di un attacco hacker effettuato dall’Iran contro la campagna del candidato repubblicano alla presidenza, Donald Trump. Il caso fa riferimento alle indagini svolte da giugno dall’Fbi sulle attività di hacking mirate agli account di posta elettronica di membri dello staff di Trump e di altre persone vicine al candidato. L’indagine si è concentrata su un tale Robert, utente online che ha contattato diversi giornalisti statunitensi e condiviso documenti interni alla campagna repubblicana, affermando falsamente di averli ottenuti lavorando con lo staff di Trump. Secondo Washington i tre uomini – Masoud Jalili, Seyyed Ali Aghamiri e Yasar Balaghi – “si sono preparati e hanno preso parte a una vasta campagna di hacking” che ha preso di mira attuali ed ex funzionari statunitensi, personale di campagne politiche, membri dei media e altri ancora. Il caso era stato portato all’attenzione del “Washington Post”, che aveva anticipato che il dipartimento di Giustizia si stava preparando a formulare le accuse. “Tale attività fa parte dei continui sforzi dell’Iran per alimentare la discordia, erodere la fiducia nel processo elettorale degli Stati Uniti e acquisire illegalmente informazioni” che potrebbero essere utilizzate per aiutare le Guardie rivoluzione il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche dell’Iran, si legge nel documento. Secondo le autorità Usa, la persona o le persone nascoste dietro il nickname “Robert” hanno agito per conto del governo di Teheran e offerto ai media – fra questi il “Washington Post”, “Politico” e il “New York Times” – file di dati rubati dagli account mail dei consiglieri di Trump. Tra gli obiettivi c’era la consigliera Susie Wiles, uno dei funzionari più anziani della campagna di Trump.
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