Wsj: la Cina valuta restrizioni volontarie all’export per mitigare tensioni commerciali con gli Usa

La Cina sta considerando la possibilità di limitare volontariamente l’export di veicoli elettrici e batterie, settori considerati strategici per gli Stati Uniti, con l’obiettivo di mitigare le tensioni commerciali con la Casa Bianca. Lo rivela oggi, 22 marzo, il “Wall Street Journal”, citando fonti vicine alle autorità cinesi. Il quotidiano statunitensi ricorda come una strategia simile fu adottata dal Giappone negli anni Ottanta con l’introduzione delle cosiddette “restrizioni volontarie all’export”, che consentirono a Tokyo di evitare dazi più elevati sulle proprie esportazioni di automobili verso gli Stati Uniti. L’amministrazione Trump ha già imposto dazi aggiuntive del 20 per cento sulla Cina, oltre a quelli introdotte nel primo mandato e mantenuti dall’ex presidente Joe Biden. Finora non si sono svolti colloqui ufficiali tra Pechino e Washington, ma il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha espresso preoccupazione per le pratiche commerciali cinesi durante una recente telefonata con il vicepremier He Lifeng, probabile negoziatore capo di Pechino con la nuova amministrazione Trump.
Il governo cinese sta esaminando l’ipotesi di negoziare restrizioni volontarie sull’export in cambio di nuove opportunità di investimento negli Stati Uniti. Secondo alcuni funzionari, tale proposta potrebbe risultare appetibile per Trump, che in passato ha manifestato apertura agli investimenti cinesi, sebbene parte della sua amministrazione si opponga fermamente a un simile approccio. Negli anni Ottanta, le restrizioni giapponesi portarono a un aumento dei prezzi medi delle auto esportate negli Usa e a un progressivo spostamento della produzione direttamente sul suolo statunitense. L’eventuale adozione di una strategia analoga da parte della Cina potrebbe consentire al Paese di puntare su prodotti a maggior valore aggiunto, evitando un eccesso di offerta che alimenta le critiche occidentali sulla sovrapproduzione industriale cinese.
Tuttavia, la possibilità di riequilibrare il commercio tra Stati Uniti e Cina esclusivamente attraverso le restrizioni all’export appare remota. Il surplus commerciale cinese nei confronti degli Usa ammonta a 295 miliardi di dollari, il più alto tra tutti i partner commerciali statunitensi. Inoltre, ricorda il “Wall Street Journal”, l’efficacia di tali restrizioni sarebbe limitata dalla capacità delle imprese cinesi di esportare attraverso Paesi terzi come Messico e Vietnam. Un altro ostacolo potrebbe essere la posizione di Trump stesso, che beneficia delle entrate generate dai dazi e potrebbe ritenere poco vantaggiosa l’introduzione di restrizioni volontarie. La sua amministrazione sta attualmente conducendo una revisione delle relazioni economiche con Pechino, il cui esito sarà reso noto ad aprile e orienterà le future strategie commerciali degli Stati Uniti.
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