Fedi globali, guerre locali: ai Med Dialogues il paradosso del sacro in politica

Ott 23, 2025 - 00:25
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Fedi globali, guerre locali: ai Med Dialogues il paradosso del sacro in politica

In una città che è da secoli crocevia di popoli e fedi, Napoli, si è svolta nei giorni scorsi l’undicesima edizione dei “Med Dialogues”, l’iniziativa annuale di diplomazia pubblica promossa dalla Farnesina in collaborazione con l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). Non si è parlato solo di geopolitica, sicurezza o rotte energetiche, ma la due giorni di lavori al Palazzo Reale ha ospitato anche un dibattito per decifrare le tensioni del nostro tempo, durante il quale si è discusso di una forza ben più antica e potente che è tornata a plasmare i conflitti e le società: la religione. Proprio su questo tema, un interrogativo posto dal moderatore del panel intitolato “Il sacro e il politico: religione e spazio pubblico nel Mediterraneo”, lo storico del cristianesimo Alberto Melloni, ha dato il là a una riflessione profonda, riecheggiando un’analisi che risale ormai a diversi decenni fa: siamo ancora nel pieno della “vendetta di Dio”? Quella spinta, teorizzata in modo estremamente evocativo dallo studioso francese Gilles Kepel e innescata nel 1978 dall’elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II e dalla rivoluzione khomeinista in Iran, che sfidava le grandi narrative laiche della modernità, oggi si manifesta infatti in forme nuove e globali, mettendo sempre più in discussione i confini tra sfera sacra e potere politico. L’analisi che emerge è quella di un mondo percorso da un doppio movimento paradossale: da un lato, l’affermazione di agende politico-religiose globalmente simili; dall’altro, una polverizzazione delle credenze a livello locale. Una dinamica che alimenta tensioni profonde, specialmente sulle sponde del Mediterraneo e in Africa, dove la ricerca di una coesistenza rispettosa si scontra con la tentazione della strumentalizzazione. A tracciare le coordinate di questo complesso scenario è stata la sociologa delle religioni Kristina Stoeckl, che insegna alla Luiss Guido Carli di Roma. Nel suo intervento ha spiegato come, a livello globale, si stiano affermando “progetti politico-religiosi curiosamente omogenei e convergenti”. Movimenti di estrema destra in India, partiti cristiani conservatori in Europa, la galassia Maga (Make America Great Again) negli Stati Uniti o certe correnti dell’Islam politico, pur partendo da tradizioni diverse, condividono un’agenda sorprendentemente simile: un richiamo a “conservatorismo, gerarchia, ordine e spesso patriarcato”. Questi movimenti, spiega Stoeckl, cercano una “legittimazione religiosa” per riempire un vuoto di valori lasciato dal declino delle grandi ideologie del Novecento. Il risultato è la creazione di pericolose “spiritualità politiche”, che per loro natura sono esclusive. “Diventano violente nei confronti dell’altro – avverte la sociologa – ma anche verso chi, all’interno della stessa comunità, è percepito come diverso”. La spinta all’omologazione si scontra però con la realtà dei fatti. A livello locale, infatti, il processo è inverso: una crescente “frammentazione delle credenze” e delle visioni del mondo. La secolarizzazione, le migrazioni e l’individualismo spirituale hanno eroso quella che il sociologo Émile Durkheim chiamava “solidarietà sociale”, basata su valori morali condivisi. Si crea così una tensione esplosiva: leader che pretendono di parlare a nome di una fede monolitica si rivolgono a società che, in realtà, sono irrimediabilmente plurali. Questa analisi trova riscontro diretto in Nord Africa. Pensiamo al ruolo del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che si appoggia alla storica istituzione sunnita della moschea di Al-Azhar per proiettare un’immagine di ordine e tradizione, mentre reprime con durezza l’Islam politico incarnato dai Fratelli Musulmani. O alle continue tensioni che attraversano la Tunisia post-rivoluzionaria, perennemente in bilico nel definire il ruolo dell’Islam in una cornice statale che aspira a rimanere laica e democratica.

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Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv