Francia: Bayrou si gioca la carta della fiducia, per Macron si aprono tre strade
La Francia si trova nuovamente sull’orlo di una crisi politica. Ieri, lunedì 25 agosto, il primo ministro Francois Bayrou ha annunciato nel corso di una conferenza stampa che il governo porrà la fiducia sul piano di bilancio il prossimo 8 settembre. Si tratta di una manovra da 44 miliardi di euro che prevede tagli drastici e misure impopolari, come l’abolizione di due giorni festivi, per contenere un deficit pubblico giudicato insostenibile da Bruxelles. “Abbiamo 13 giorni per scegliere tra caos e responsabilità”, ha dichiarato Bayrou, lanciando un ultimatum all’Assemblea nazionale, camera bassa del Parlamento francese. La decisione ha immediatamente provocato un terremoto politico. L’estrema destra del Rassemblement National, la sinistra radicale de La France Insoumise, i Verdi e il Partito socialista hanno annunciato che voteranno contro la fiducia, rendendo altamente probabile la caduta dell’esecutivo. “Serve un primo ministro e una politica diversi”, ha commentato Boris Vallaud, presidente dei deputati socialisti. Anche tra i Repubblicani prevale l’incertezza: una parte del gruppo spinge per il dialogo con Bayrou, altri giudicano insostenibile appoggiare ulteriori tagli. L’attuale governo era nato fragile già a dicembre del 2024, dopo la caduta dell’esecutivo guidato da Michel Barnier, il primo a essere rovesciato da un voto parlamentare dal 1962. Bayrou, centrista vicino a Macron, aveva accettato l’incarico con la promessa di non ricorrere al controverso articolo 49.3 della Costituzione, che consente l’approvazione delle leggi senza voto. Ma la scelta di legare la sorte del governo alla manovra finanziaria rischia ora di rivelarsi fatale. Le conseguenze economiche si sono viste subito. La Borsa di Parigi è precipitata, con forti ribassi per Bnp Paribas e Société Générale, mentre lo spread con la Germania si è allargato. Gli analisti parlano di una crisi di fiducia: i mercati temono una paralisi politica proprio mentre la Commissione europea chiede correzioni rapide ai conti. Un commentatore dell’agenzia d’informazione “Bloomberg” ha descritto la situazione come “un crash politico al rallentatore”, con il rischio che la Francia resti intrappolata in un ciclo di instabilità finanziaria e istituzionale. Gli avversari politici fiutano l’occasione. Marine Le Pen chiede elezioni anticipate, convinta di poter capitalizzare sul malcontento sociale. Jean-Luc Melenchon spinge per la mobilitazione di piazza. I socialisti, più cauti negli ultimi mesi, questa volta hanno scelto la linea dura. Persino alcuni alleati centristi hanno espresso dubbi, temendo che la rigidità di Bayrou non faccia che accelerare la caduta. Se il governo dovesse cadere, il presidente Emmanuel Macron si troverebbe davanti a tre strade, come ha analizzato “Politico”: nominare un nuovo primo ministro capace di ricostruire una fragile maggioranza, sciogliere l’Assemblea e indire elezioni anticipate, oppure — ipotesi estrema e al momento remota — rassegnare le dimissioni. Ciascuno di questi scenari presenta rischi enormi: un nuovo premier dovrebbe comunque gestire un Parlamento frammentato; elezioni anticipate potrebbero consegnare più seggi al Rassemblement National; le dimissioni presidenziali aprirebbero invece una crisi istituzionale senza precedenti nella Quinta Repubblica. L’azzardo di Bayrou appare dunque come un all-in: se vincerà la scommessa, avrà consolidato la sua leadership e rafforzato la credibilità della Francia a Bruxelles. Se invece fallirà, il Paese entrerà in una nuova fase di incertezza politica ed economica, con possibili ripercussioni su tutta l’Unione europea. I prossimi giorni saranno decisivi per capire se la Francia riuscirà a ritrovare stabilità o se sarà destinata a un lungo autunno di crisi.
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