Gabon sulla strada per le elezioni, tra speranza e incertezza
I gabonesi sorridono raramente. Per le strade di Libreville l’aria che si respira è quella di una “speranza diffusa” che nasconde la consapevolezza che però qui per sorridere ci vuole comunque un buon motivo.
Subito dopo il golpe dell’agosto 2023 mentre la gente festeggiava spontaneamente per le strade la fine del “Regno Bongo” (a torto o a ragione, si vedrà) quasi tutti gli osservatori scrivevano: “è solo un altro colpo militare come gli altri: promette come al solito future libere elezioni ma chissà se e chissà mai quando ci saranno davvero”.
“Siamo finalmente in cammino verso la felicità.” (“C’est enfin notre essor vers la fèlicitè”) questa frase che è lo slogan ufficiale della giunta militare che tappezza le strade di Libreville, racchiude tutto lo spirito e le contraddizioni del Gabon: in quale altra parte del mondo una giunta militare userebbe mai la parola “felicità”?
Quasi nessuno fuori dal continente nei primi giorni post golpe pensava che il cugino e braccio destro del depostopresidente Ali Bongo, ultimo rampollo di una casta che ha controllato per decenni il Gabon,fosse davvero credibile per guidare una transizione.
La data di libere elezioni democratiche presidenziali però è stata fissata per il 12 aprile, con qualche mese di anticipo sul previsto.
Nel novembre 2024, gli elettori gabonesi hanno anche approvato con una maggioranza del 91,8% una nuova costituzione attraverso un referendum, con un’affluenza del 53,54%. Gli osservatori internazionali dell’Unione Europea e dell’Unione Africana presenti in quei giorni hanno garantito che tutto si è svolto in condizioni di tranquillità e trasparenza. Costituzione che, almeno sulla carta, dimostrerebbe la volontà di istituire un quadro giuridico idoneo a lasciarsi alle spalle il regime di emergenza che si protrarrà fino al 18 aprile.
Una costituzione che per molti punti ha fatto discutere, come ad esempio l’abolizione del sistema elettorale a doppio turno, o la rimozione del ruolo di primo ministro con conseguente aumento dei poteri del futuro presidente che avrà un mandato di 7 anni.
Ma che è stata anche apprezzata per altri: il presidente potrà essere rieletto solo un’atra volta e non all’infinito, l’istituzione del suffragio universale diretto, i membri della famiglia del neo presidente non potranno mai succedergli, che per essere eleggibili bisogna essere figli di genitori gabonesi.
Brice Clotaire Oligui Nguema tra rottura e continuità.
Anche se manca ancora una lista ufficiale dei candidati alla prossima presidenza del paese la sua leadership non è contestata: Oligui Nguema non soloè popolare ma nessuna personalità politica o formazione gli pesa concretamente contro.
E’ certo che si candiderà. E’ probabile sia regolarmente eletto presidente. Diverse figure dell’opposizione cercheranno comunque in qualche modo di contrastare la candidatura di Brice Oligui Nguema.
Albert Ondo Ossa, professore di economia ex ministro consulente del Ministero della Pianificazione del Gabon e delle Nazioni Unite sul progetto Gabon 2025; Pierre Claver Maganga Moussavou, dottorato alla Sorbona, vicepresidente del Gabon dal 2017 al 2019 e fondatore del Partito Social Democratico (PSD) del Gabon; Alain Claude Bilie By Nze, ex primo ministro che dopo il golpe ha fondato il nuovo movimento politico chiamato “Awu-Mawu”; ed infine Ali Akbar Onanga Y’Obegue, ex ministro, che ha criticato l’opacità delle autorità di transizione.
Ma mentre si avvicina la data di aprile le finanze pubbliche del paese sono in rosso. La Banca Mondiale ha sospeso i finanziamenti al Gabon a causa di arretrati di pagamento per circa 26 milioni di euro. L’anno scorso il Gabon ha cercato, di convincere gli investitori ad acquisire i suoi titoli di Stato per un importo di 1,12 miliardi di euro. In totale, tuttavia, Libreville è riuscita a mobilitare solo 350 milioni di euro. In poche parole, meno di un terzo delle esigenze di finanziamento del Gabon è stato soddisfatto.
“L’arrivo di Oligui un anno e mezzo fa è stata accolta con grande euforia”, mi racconta un giovane laureando davanti all’ Università Normale Supérieure di Libreville.”Non è che non ci stiano provando, a modo loro ma ci stanno provando. Però questi leader che hanno una formazione militare sapranno davvero trasformare il nostro “colpo di liberazione” in un progetto politico? Lo spero tanto”.
Libreville ha ancora l’aria di una città militarizzata, ma è anche vero che tra una “consolidata tradizione di alternanza elettorale” e un “golpe militare” ci può essere più di una sfumatura e i cittadini del Gabon potrebbero essere i protagonisti di questa sfumatura africana.
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