Giappone: al via la campagna per l’elezione del nuovo presidente del Partito liberaldemocratico

Sep 23, 2025 - 05:56
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Giappone: al via la campagna per l’elezione del nuovo presidente del Partito liberaldemocratico

Ha preso ufficialmente il via in Giappone la campagna per l’elezione del nuovo presidente del Partito liberaldemocratico, che succederà al presidente dimissionario Shigeru Ishiba e che probabilmente gli succederà anche alla guida del governo. Cinque i candidati in corsa: l’ex ministra dell’Interno e della Sicurezza economica Sanae Takaichi, che punta a diventare la prima donna a guidare il governo giapponese; il ministro dell’Agricoltura Shinjiro Koizumi, figlio dell’ex premier Junichiro Koizumi; il capo di gabinetto Yoshimasa Hayashi; l’ex ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi, e l’ex ministro per la sicurezza economica Takayuki Kobayashi. Stando ai sondaggi, Takaichi e Koizumi sono i due favoriti.

Il Partito liberaldemocratico (Pld), prima forza politica del Giappone, eleggerà il 4 ottobre il successore di Ishiba, che domenica 7 settembre ha annunciato la decisione di rassegnare le dimissioni. Il passo indietro di Ishiba è giunto meno di due mesi dopo la disfatta elettorale subita dal Pld alle elezioni per il rinnovo della Camera alta del parlamento, e segna la chiusura di una parentesi politica tumultuosa in un Paese già noto per la breve durata dei suoi esecutivi. Gli analisti già si interrogano sul lascito del governo Ishiba, durato l’arco di 10 mesi che rischiano di essere ricordati per un ulteriore ridimensionamento della statura geopolitico ed economica della quarta potenza mondiale. Ishiba, in carica dallo scorso ottobre, era giunto al vertice del primo partito giapponese e alla guida del governo nella veste di “outsider” e di figura politicamente enigmatica, invisa e incompresa a molti all’interno del suo stesso partito, ma scelto in extremis come unica alternativa all’ultraconservatrice Sanae Takaichi, che potrebbe ora succedergli. Pochi avrebbero immaginato che Ishiba – già ministro della Difesa e dell’Agricoltura, che aveva dedicato la sua intera carriera alla rincorsa della leadership del Pld, avesse un piano fragile al punto da portare il suo partito a perdere tre elezioni in meno di un anno, sino all’inevitabile passo indietro, dopo che le pressioni interne al Pld si sono fatte insostenibili.

Il Giappone si ritrova ora catapultato nella medesima situazione dello scorso anno, quando il Pld – al governo del Paese quasi ininterrottamente dal Secondo dopoguerra – scontava una gravissima crisi di fiducia e consensi sull’onda di uno scandalo legato all’occultamento di fondi elettorali. Anche allora, il partito appariva incapace di esprimere una leadership forte e di rottura. Oggi la situazione appare se possibile ancora peggiore, sia per il Pld che per il Paese: il governo di coalizione, che oltre ai liberaldemocratici include lo storico partito alleato Komeito, ha perso le maggioranze in entrambe le Camere del parlamento, e sopravvive solo in virtù della frammentazione delle forze di opposizione, che paiono a loro volta incapaci di proporre agende politiche davvero convincenti. In dieci mesi, complici le sconfitte elettorali, Ishiba ha definitivamente alienato l’ala conservatrice del partito, che come dimostrato dalle ultime elezioni vede defluire il proprio elettorato di riferimento verso nuove formazioni populiste: prima tra tutte il partito Sanseito, promotore di una stretta sull’immigrazione, fenomeno in crescita ma vissuto con crescente insofferenza dai giapponesi in un contesto di crescente malessere socioeconomico. Sebbene i media – specie quelli internazionali – abbiano esagerato in questi mesi l’ascesa dell’estrema destra in Giappone, il prossimo leader del Pld dovrà affrontare la sfida di ripristinare la credibilità del centro-destra come forza di governo, in grado di far fronte a sfide epocali come il declino demografico e la progressiva accelerazione dell’inflazione: un fenomeno inedito per un Paese abituato a decenni di deflazione e di scarsa crescita dei salari.

In passato il Partito liberaldemocratico ha già affrontato situazioni di crisi: all’inizio degli anni 2010, molti consideravano il Pld un soggetto politico esaurito, prima che Shinzo Abe – l’ex premier assassinato nel 2022 – riemergesse dopo una prima, breve parentesi alla guida del governo per unirlo all’insegna di una visione di rilancio del Paese. Non è chiaro, però, se tra i probabili candidati all’elezione in programma il 4 ottobre ci sia una figura in grado di replicare tale impresa. Sanae Takaichi è data da molti come la favorita: esponente di spicco proprio della fazione del Pld che faceva capo ad Abe, Takaichi ha perso per una manciata di voti la corsa alla leadership del partito lo scorso anno, quando i “kingmaker” del partito preferirono al suo profilo forte quello di Ishiba, nonostante quest’ultimo suscitasse già allora poco entusiasmo tra i membri del partito. Fautrice di una visione tradizionalista della società – contraria ai matrimoni omosessuali, alla possibilità per le donne di mantenere il cognome da nubile e al superamento della discendenza patrilineare per la famiglia imperiale – Takaichi è favorevole a una drastica revisione dell’Articolo 9 della Costituzione giapponese, che sancisce il pacifismo e la rinuncia alle forze armate, e promuove una visione di difesa nazionale rafforzata. Sul fronte economico, è sostenitrice delle politiche di espansionismo fiscale dell’Abenomics, e dell’opportunità di sposare la svalutazione dello yen anziché tentare di contrastarla.

In un sondaggio pubblicato dal quotidiano “Nikkei” il mese scorso, la ministra è figurata al primo posto tra i politici ritenuti più adatti a guidare il governo, con il 23 per cento dei consensi. Se fosse eletta leader del Pld, Takaichi diverrebbe quasi certamente la prima donna capo del governo nella storia del Giappone. Nel gioco degli equilibri interni al Pld, però, la sua posizione appare indebolita rispetto allo scorso anno: diversi tra i parlamentari che la sostenevano con maggiore convinzione hanno perso i seggi alle ultime elezioni. Nell’ultimo anno ha registrato invece una rapida ascesa la figura del ministro dell’Agricoltura Shinjiro Koizumi, figlio dell’ex premier Junichiro Koizumi, che in questi mesi si è distinto con un’azione decisa tesa a contenere i prezzi fuori controllo del riso. Koizumi, che secondo fonti citate dalla stampa giapponese ha personalmente convinto Ishiba dell’opportunità di rassegnare le dimissioni, ha dalla sua la sua un vantaggio anagrafico: il ministro 44enne è di gran lunga il più giovane tra gli esponenti di spicco del Pld, e in questo senso appare in grado di proporsi come volto di un processo di rinnovamento, anche se i detrattori gli contestano una certa inconsistenza in termini di contenuti e proposte politiche.

Toshimitsu Motegi, ex ministro dell’Economia e degli Esteri ed ex segretario generale del Pld, è stato il primo a rompere gli indugi annunciando l’intenzione di candidarsi alla presidenza del partito prima ancora che fosse annunciata ufficialmente la data del voto. L’ex ministro, che ha studiato ad Harvard, ha detto di voler organizzare una conferenza stampa per spiegare le ragioni della sua candidatura, e di voler “dare il massimo come persona con varie esperienze di governo e di partito” per rilanciare il Paese. Di Motegi, che non gode di una particolare popolarità tra gli elettori giapponesi, si dice che il presidente Usa Donald Trump lo ritenga un abile negoziatore. Nei prossimi giorni potrebbe annunciare la propria candidatura anche Yoshimasa Hayashi, a sua volta ex ministro degli Esteri, e attualmente portavoce del governo e segretario capo del Gabinetto.

Al voto per la leadership del Pld in programma il 4 ottobre parteciperanno circa un milione di membri ordinari del partito, cui sono complessivamente assegnati 295 voti, un numero pari a quello dei parlamentari del Pld, che potranno esprimere un voto ciascuno. La campagna inizierà con la notifica formale delle elezioni, che dovrebbe avvenire il 22 settembre, cui seguirà un periodo di dibattiti e campagne in tutto il Paese. Il candidato che otterrà la maggioranza assoluta al primo turno di voto diventerà presidente del Pld. Se nessun candidato dovesse raggiungere la maggioranza, si procederà a un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. Nel secondo turno, ogni parlamentare del Pld disporrà nuovamente di un voto, mentre i comuni iscritti potranno esprimere collettivamente solo 47 voti, uno per ciascuna prefettura giapponese. Nel caso, molto improbabile, di una parità, il vincitore verrà deciso per sorteggio. Una volta eletto il nuovo leader, il governo Ishiba convocherà entro pochi giorni una sessione parlamentare straordinaria per eleggere un nuovo primo ministro e passargli le consegne. Dal momento che il governo guidato dal Partito liberaldemocratico ha perso la maggioranza in entrambe le camere della Dieta, non vi è alcuna garanzia che il nuovo leader del Pld venga eletto primo ministro, anche se ciò appare comunque assai probabile, data l’estrema frammentazione delle opposizioni.

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Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv