Il futuro del turismo italiano si preannuncia promettente

Lug 25, 2023 - 07:07
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Il futuro del turismo italiano si preannuncia promettente

Il futuro del turismo italiano si preannuncia promettente. È una buona notizia per gli italiani? Chi guida l’economia pensa di sì: il contributo diretto del turismo alla generazione di ricchezza vale - a seconda di come lo si conti- fra il 10 e il 15 % del Pil. C’è anche un contributo indiretto - arduo da misurare con esattezza (investimenti, lavoro, ecc.) - né va trascurato quello alle finanze pubbliche, nazionali e locali. In questa stima va messo anche il sostegno indiretto all’export. È noto che visitare l’Italia generi quella forte country brand equity su cui fanno leva molte produzioni Made in Italy, per: farsi conoscere (notorietà del Belpaese), identificarsi (tipicità dei prodotti), distinguersi (qualità della cultura italiana del fare) e farsi desiderare (apprezzamento dello stile e del modo di vivere italiani).  

È presumibile che l'Italia continuerà a essere uno dei più grandi attrattori turistici del mondo, grazie ai cosiddetti asset che può vantare: (i) patrimonio artistico-culturale; (ii) paesaggi naturali; (iii) cucina e vini; (iv) stile di vita; (v) diversità territoriali.  

Si tratta di asset non esclusivi - ci sono altri paesi dal ricco patrimonio artistico-culturale (es. Francia); altri con paesaggi naturali bellissimi (es. Botswana); altri ancora con cultura affascinante (es. Giappone). Pochissimi, se non nessuno, di questi, però, possiede questi asset tutti assieme, in tanta abbondanza, con una varietà straordinaria e raggiungibile percorrendo pochi chilometri.  

Il futuro roseo, poi, dipende anche il fatto che il turismo è la risposta a un’attitudine radicata nella cultura umana: la scoperta, il viaggio, l’evasione dal proprio quotidiano. L’uomo, insomma, ha sempre fatto turismo (e dunque, presumibilmente, sempre lo farà): dai romani (con i loro viaggi per visitare le città termali), ai pellegrinaggi religiosi del Medioevo, fino al Grand Tour.  

Va detto, infine, che le Istituzioni, nel bene (es. il progetto Turismo delle Radici) e nel meno bene (es. la discussa campagna Open to Meraviglia), sia a livello nazionale che locale, investono risorse nella promozione dell’Italia come meta, cercando anche (per quanto realizzabile) di destagionalizzare e distribuire i flussi degli arrivi. 

 “Nessun pasto, però, è gratuito” recita un vecchio adagio economico. E infatti le analisi che l’Eurispes conduce sul Belpaese mostrano che il turismo rischia di costarci caro. In particolare, per tre ragioni: (i) saturazione asimmetrica; (ii) uso predatorio; (iii) selettività.  

La prima è nota come overtourism: la concentrazione di enormi flussi in pochi luoghi, saturandoli e rendendo insostenibile (altro che Sostenibilità) l’impatto turistico sull’ambiente naturale, sociale e del tessuto economico locale. La seconda è lo squilibrio - sempre maggiore - fra il valore estratto e restituito alla comunità da parte degli operatori turistici privati (quasi sempre stranieri). Non di rado, infatti, questi utilizzano gli asset attrattori come bene comune, socializzandone gli oneri e privatizzando i ritorni -volentieri veicolandoli alla casamadre estera. La terza ombra è sociale: la domanda turistica potenziale dell’Italia è naturalmente planetaria. Come sempre accade quando l’offerta è rigida e la domanda crescente, è il prezzo a fungere da fattore selettivo dei flussi. Nel futuro una parte rilevante degli italiani non potrà più permettersi l’Italia.
In sostanza, il successo del turismo in Italia inizia a mostrarsi come una globalizzazione inversa: asset italiani goduti e valorizzati da soggetti non italiani, con i relativi oneri e diseconomie lasciati a noi.  

*Presidente Comitato Scientifico dell’Eurispes  per 9colonne.it

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv