Il Sud soffre il dissesto idrogeologico
In gioco c’è la qualità e quantità delle filiere agroalimentari italiane. Ma anche il dissesto idrogeologico. Dall’acqua dipende la vita e l’acqua provoca guasti ancora più pesanti dei terremoti, perché dopo le alluvioni passano molti anni prima di poter riprendere la coltivazione nei terreni devastati. Il presidente Ettore Prandini nell’incontro promosso da Coldiretti, Anbi e Fondazione Univerde e introdotto dal segretario generale Vincenzo Gesmundo, in occasione della premiazione del concorso fotografico Obiettivo Acqua, ha così sintetizzato l’immenso valore della risorsa idrica. Ad animare il dibattito con il presidente e il segretario generale, il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi e il direttore generale, Massimo Gargano, il presidente della Fondazione Univerde, Alfonso Pecoraro Scanio, il Generale Comandante Carabinieri Tutela Forestale e Parchi, Nazario Palmieri, il capo segreteria tecnica del ministero dell’Ambiente, Francesca Salvemini e Aldo Mattia, membro della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera. Prandini ha rilanciato l’importanza del confronto con le Istituzioni con le quali la Coldiretti ha lavorato intensamente nei quattro anni segnati dalla pandemia, con le gravissime criticità per l’impossibilità di vendere i prodotti agricoli per il blocco del commercio e del canale Horeca, e dai due scontri bellici. “Abbiamo dato risposte ai bisogni delle imprese – ha detto Prandini – ma c’è un tema che resta centrale ed è quello dei bacini di accumulo. Serve un’azione forte nei confronti dell’ Esecutivo per far comprendere la centralità di investimenti che sono importanti per il mondo agricolo e per i cittadini, ma anche per la produzione di energie rinnovabili. L’obiettivo è raddoppiare la raccolta di acqua piovana garantendone la disponibilità e contribuendo anche alla regimazione delle piogge in eccesso e prevenendo il rischio di esondazioni”. Altro tema importante poi quello delle energie rinnovabili. “Siamo riusciti a bloccare i pannelli fotovoltaici a terra e si potrebbero utilizzare gli specchi d’acqua per pannelli galleggianti con rese maggiori e senza consumo di suolo”. Senza acqua poi non si produce poiché, come ha ricordato il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi, l’85% della produzione agroalimentare italiana dipende da questa risorsa strategica. Secondo uno studio presentato da Coldiretti la disponibilità idrica si è ridotta del 18% nello scorso anno. A soffrire campi, stalle, ma nel complesso l’intero Paese che si è trovato a fronteggiare adesso un inizio di 2024 “tropicale”. E a maggio già si traccia la conta dei danni nelle regioni più colpite del Mezzogiorno. Al primo posto la Sicilia dove non c’è acqua per coltivazioni e stalle. Pascoli bruciati e pozzi secchi la foto dell’Isola in emergenza. Negli invasi della Regione mancano 670 milioni di metri cubi di acqua (-68%). Il quadro desolante è ben rappresentato da mangiatoie a abbeveratoi vuoti. La grande sete ha compromesso i raccolti delle arance e ora sta mettendo in difficoltà il grano con cali che in alcune zone arrivano al 70%. Anche in Puglia la situazione è critica per alberi da frutto, orti e stalle in cui manca il foraggio. Per il grano la stima è di riduzioni che oscillano tra il 20 e il 30%. E’ calamità anche in Basilicata e Sardegna. Meno foraggio e prezzi alle stelle per garantire l’alimentazione animale. SE è necessario affrontare l’emergenza sul piano strutturale non si parte da zero. Grazie ai fondi del Pnrr infatti sono stati aperti 52 cantieri che consentiranno di disporre di 1 miliardo di metri cubi in più di acqua. E Aldo Mattia, membro della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera e responsabile per l’agricoltura di Fratelli d’Italia, ha ricordato che per la prima volta il Governo è sceso in campo lo scorso anno con la “legge 68” che ha previsto interventi straordinari per prevenire le difficoltà provocate dal cambiamento climatico con una cabina di regia che fa capo direttamente a palazzo Chigi. Anche se Mattia ha però ammesso che ora vanno trovati i soldi. Ma l’impegno c’è. E dunque ora vanno solo accelerati i tempi per realizzare i 10mila laghetti che potranno cambiare il passo alla gestione di un bene primario quale è l’acqua rendendola più efficace ed efficiente.
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