Israele, il ministro dell’Agricoltura propone il trasferimento di 1,5 milioni di palestinesi in Libia
Il ministro dell’Agricoltura israeliano, Avi Dichter, ha definito la Libia “la destinazione ideale” per attuare un piano di ricollocamento di circa un milione e mezzo di palestinesi residenti nella Striscia di Gaza, sostenendo che il trasferimento – oltre a “risolvere” la questione della popolazione civile nei territori occupati – potrebbe generare benefici economici per il Paese ospitante. In un’intervista al quotidiano “Maariv”, Dichter ha evidenziato similitudini geografiche e linguistiche tra Gaza e la Libia, affermando che il trasferimento richiederebbe “solo qualche miliardo” e che “i rifugiati palestinesi saprebbero contribuire allo sviluppo della Libia”. Le dichiarazioni, giudicate come “una provocazione” dal portale web d’informazione libico “Al Wasat”, giungono nonostante le smentite della missione diplomatica statunitense a Tripoli, che aveva già definito “notizie false” le indiscrezioni su un presunto piano internazionale per il trasferimento di gazawi in territorio libico. Lo scorso 29 maggio, una fonte interpellata da “Agenzia Nova” aveva riferito che parte del progetto sarebbe sostenuto dagli Stati Uniti, con mediazione della Turchia, e prevederebbe il trasferimento di un milione di palestinesi da Gaza in Libia. Secondo la stessa fonte, il generale Khalifa Haftar avrebbe dato disponibilità a concedere la cittadinanza ai palestinesi deportati, ottenendo in cambio maggiore libertà nella gestione di risorse petrolifere e leve di potere. Il piano, logisticamente complesso – migliaia di voli e decine di navi – giungerebbe in un Paese di 7,3 milioni di abitanti che ospita già oltre 800 mila migranti (dati Oim). Un’ulteriore tranche di circa 800 mila gazawi verrebbe destinata alla Siria, in base a un presunto accordo tra l’ex presidente Usa Donald Trump e il leader di Damasco, Ahmed al Sharaa, che garantirebbe cittadinanza ai nuovi arrivati in cambio della trasformazione della base russa di Latakia in porto commerciale sotto controllo siro-statunitense. Il piano godrebbe anche dell’appoggio dell’Arabia Saudita, interessata sia a futuri investimenti immobiliari nella Striscia sia ad eventuali giacimenti di idrocarburi offshore.
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