Il Somaliland al centro degli interessi di Israele nella guerra contro gli Houthi

Dic 28, 2024 - 06:45
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Il Somaliland al centro degli interessi di Israele nella guerra contro gli Houthi

Il Somaliland, Stato separatista somalo la cui indipendenza non è riconosciuta dal governo di Mogadiscio, è da tempo al centro delle mire di diverse potenze regionali per via della sua posizione geografica strategica. La regione è affacciata sul Golfo di Aden, non lontano dallo Stretto di Bab el Mandeb – attraverso cui transita circa il 12 per cento del commercio mondiale – e a pochi chilometri dalla costa dello Yemen, controllata in larga parte dalle milizie sciite filo-iraniane degli Houthi. Non è dunque un caso se negli ultimi tempi si siano moltiplicati i tentativi di accaparrarsi lo specchio di mare che si estende per 740 chilometri dal confine con Gibuti, a ovest, a quello con il Puntland, a est. Se negli ultimi mesi la regione è stata al centro dei riflettori per via del controverso memorandum d’intesa siglato lo scorso primo gennaio tra le autorità di Hargheisa e il governo dell’Etiopia, che consentirebbe a quest’ultimo di ottenere l’agognato accesso al Mar Rosso attraverso la concessione (per una durata di 50 anni) di 20 chilometri di costa intorno all’area del porto di Berbera, più di recente il Somaliland sembra essere finito nelle mire di Israele che, per il tramite degli Emirati Arabi Uniti, sarebbe interessato a costruirvi una base navale militare da cui poter contrastare con maggior efficacia le sortite dei ribelli Houthi nel Golfo di Aden. Nell’ottobre scorso il portale “Middle East Monitor” è stato tra i primi organi di stampa a riferire dell’interesse di Israele per il Somaliland, rivelando gli sforzi segreti dello Stato ebraico per stabilire una base militare nella regione indipendentista somala, che consentirebbe a Israele di lanciare attacchi preventivi su obiettivi Houthi e di scoraggiarne di ulteriori, in cambio del riconoscimento ufficiale di Hargeisa e di maggiori investimenti finanziari nella regione. Citando fonti diplomatiche, il sito web ha affermato che gli Emirati starebbero mediando tra le due parti, avendo già assicurato anche il finanziamento del progetto. La notizia è stata confermata più di recente dal quotidiano israeliano “Haaretz”, secondo cui le capacità operative dimostrate dagli Houthi hanno costretto Israele a trovare le contromisure per sconfiggere la minaccia dei miliziani sciiti yemeniti, vista la non sostenibilità di inviare i suoi jet da combattimento in raid lunghi e costosi sullo Yemen ogni volta che un drone esplode all’interno del Paese. La strategia militare di Israele, del resto, si è a lungo concentrata sulla garanzia di profondità strategica in regioni instabili. Nel Mediterraneo, lo Stato ebraico ha fatto affidamento su Cipro per il supporto operativo. Il Somaliland rappresenterebbe, in tal senso, un’opportunità simile nel Mar Rosso, consentendo a Israele di monitorare e rispondere alle minacce provenienti dallo Yemen. Il ruolo attivo degli Emirati nel facilitare l’espansione militare israeliana evidenzia peraltro le ambizioni dello Stato del Golfo di dominare le rotte marittime strategiche. L’influenza di Abu Dhabi si estende oltre il Somaliland fino all’arcipelago di Socotra, nello Yemen, dove gestisce una struttura militare e d’intelligence congiunta con Israele sull’isola di Abdul Kuri. L’iniziativa di una base israelo-emiratina in Somaliland sarebbe dunque in linea con gli interessi strategici più ampi degli Emirati nella regione del Mar Rosso, dove Abu Dhabi ha mantenuto una presenza militare e commerciale dal 2017 attraverso il porto di Berbera e la sua infrastruttura associata. Il coinvolgimento degli Emirati include anche investimenti finanziari sostanziali, come un progetto da 440 milioni di dollari per sviluppare il porto e l’aeroporto, che fungono da “hub” strategici per le operazioni militari emiratine nello Yemen. Israele e gli Emirati condividono infatti un’ostilità reciproca nei confronti del gruppo Houthi, che rappresentano una minaccia strategica per i loro interessi. Certo, l’istituzione di una base militare israeliana in Somaliland rischierebbe d’altro canto di destabilizzare la già volatile regione del Mar Rosso. L’Egitto, ad esempio, potrebbe vedere questo sviluppo come una potenziale minaccia alla sua sovranità e alla sicurezza del Canale di Suez. Il progetto israelo-emiratino potrebbe trovare una sponda importante da parte dell’amministrazione del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che si appresta a tornare alla Casa Bianca per la seconda volta. Sono molte, infatti, le voci secondo cui Trump sarebbe intenzionato a riconoscere l’indipendenza di Hargheisa. A pensarla così sono diversi ex funzionari ed esponenti dei think tank vicini ai repubblicani Usa tra cui Peter Pham, l’ex inviato per l’Africa durante il primo mandato di Trump, secondo il quale il corretto svolgimento del processo democratico delle recenti elezioni presidenziali in Somaliland ha “dimostrato la sua attrattiva come partner per gli Stati Uniti e altri Paesi”. Di recente anche l’ex segretario alla Difesa del Regno Unito, Gavin Williamson, ha dichiarato che Trump dovrebbe prendere in considerazione il riconoscimento formale dell’indipendenza del Somaliland, auspicando che la nuova amministrazione Usa affronterà la questione. Un primo, concreto atto in questa direzione è arrivato lo scorso 12 dicembre, quando il deputato repubblicano Scott Perry, membro della Camera dei rappresentanti Usa, ha presentato al Congresso un disegno di legge che invita il governo statunitense a estendere il riconoscimento formale dell’indipendenza del Somaliland. La risoluzione sostiene un cambiamento nella politica degli Stati Uniti per riconoscere l’indipendenza del Somaliland, considerato come un partner strategico in una regione in cui Cina e Russia continuano ad espandere la loro influenza. Il Progetto 2025 della Heritage Foundation, un think tank conservatore vicino ai repubblicani allineati a Trump, menziona esplicitamente il Somaliland, proponendone il riconoscimento da parte degli Stati Uniti come mossa strategica per contrastare l’influenza della Cina nel Corno d’Africa. I politici repubblicani ritengono infatti che la stabilità e la governance del Somaliland siano in linea con gli interessi strategici degli Usa in Africa. In questo senso, riconoscere l’indipendenza della regione separatista somala potrebbe consentire all’intelligence statunitense di avviare operazioni a lungo termine per monitorare il movimento delle armi in una regione volatile, nonché tenere d’occhio le attività di Pechino, che dispone già di una base militare permanente nel vicino Gibuti, e di monitorare meglio l’attività degli Houthi nello Yemen. L’eventuale riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland da parte degli Usa, d’altro canto, potrebbe mettere a dura prova le relazioni di Washington con le principali nazioni africane e gli organismi regionali come l’Unione africana e l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad). I leader africani potrebbero inoltre interpretare tale mossa come un pericoloso precedente che mina le norme stabilite, creando una frattura nelle relazioni tra Stati Uniti e Africa in un momento in cui Washington cerca di contrastare la crescente influenza cinese e russa sul continente.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv